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La scure nella polvere

 
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pat wilding
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MessaggioInviato: Sab Set 29, 2007 2:38 pm    Oggetto: La scure nella polvere Rispondi citando

LA SCURE NELLA POLVERE

Soggetto per un episodio di Zagor

A cura di Giuliano Terzuoli

Introduzione

Questo racconto nasce come meditazione sulla figura di Zagor, sul suo ruolo positivo, ma anche sulle ombre che ne hanno offuscato il passato.
Nelle intenzioni di chi scrive vorrebbe essere un inno all?amicizia che sopravanza le oscure passioni quali la sete di vendetta e la violenza che hanno reso molti luoghi di questo mondo veri e propri inferni, evidenziando l?innato buonsenso che anima gli uomini giusti.
Noi siamo abituati a vedere nel nostro Zagor un personaggio che combatte esclusivamente per scopi positivi, un eroe senza macchia e senza paure dunque, ma, come sappiamo, anche lui ha fatto i suoi errori di giovent? e adesso gli si presenta l?amaro compito di dover pagare per il massacro che oper? ai danni degli incolpevoli Abenaki quando era ancora un ragazzo in cerca di risposte (Vedi gli albi Zagor racconta? e ?Il re di Darkwood?).
Il destino porr? l?eroe di fronte al dovere di confrontarsi con la vendetta di un uomo giusto, forte al pari di lui (Se non di pi?, dato che ? pi? giovane e dotato di una maggiore prestanza fisica) ma anche all?arduo compito di dover salvare il popolo Abenaki dalla furia dei colonizzatori.
La figura dell?avversario di Zagor ? Metacomas - s'ispira liberamente al capo Metacomet, noto anche come re Filippo, che, nella seconda met? del seicento, riun? la popolazione Algonchina stanziata nel nord est degli Stati Uniti e diede inizio ad una guerra contro i coloni inglesi, colpevoli di aver approfittato dell?amicizia e dell?ospitalit? dei nativi, imponendo loro la propria religione e leggi volte allo sfruttamento dei territori, senza alcun rispetto delle usanze e dell?identit? di quei fieri popoli.
La rivolta fu schiacciata nel sangue dagli Inglesi, dotati di armi da fuoco e di una migliore organizzazione militare, lo sventurato capo venne decapitato e la sua testa rimase esposta a Plymouth per vent?anni, mentre i suoi figli e le sue mogli furono venduti come schiavi nei Caraibi. Naturalmente, l?epoca storica non ? la stessa in cui vive lo Spirito con la scure, ma il corto-circuito temporale ? voluto, anche considerando che con questo racconto, si spiega ? in maniera fantasiosa - come gli Abenaki siano definitivamente scomparsi dagli Stati Uniti.



Incipit


Ad introdurre il lettore nella storia ? un possente indiano, che ci rivela essere Zagor-tehal (lo spirito della foresta), legittimo sachem del popolo Abenaki e inviato del grande spirito, un uomo saggio che agisce sotto la guida dell?aquila Wakinyan e che usa la stessa scure di Zagor. L?uomo porta tatuata sul petto l?aquila che ? il simbolo dello spirito con la scure. Egli rivela di aver sconfitto il re di Darkwood e non ci lascia capire se ne abbia preso il posto o meno, o se lo abbia ucciso, comunque il solo sospetto della fine di Zagor baster? a far venire un brivido nella schiena al lettore?

All?inizio della storia troviamo l?uomo all?interno di una tenda, immersa nel folto della foresta, in meditazione.
La sua austera figura ci richiama quella di Zagor, ma in lui non vediamo i segni dell?umanit? che caratterizzano lo Spirito con la scure. Zagor-tehal ? un individuo che non lascia trapelare nessun sentimento. Un personaggio misterioso del quale ci vengono rivelati piano piano i lineamenti dalla luce che filtra attraverso uno spiraglio nella tenda. La sua voce narrante inizier? a trasportarci all?interno della storia, raccontandone la triste vicenda personale?


La storia di Metacomas

Il giovane in questione ? in realt? il figlio di Orso ridente, l?indiano Abenaki che affront? Zagor prima dello scontro con Salomon Kinsky
( vedi l?albo ?Zagor racconta??).
Il suo nome ? Metacomas, ma il religioso Salomon Kinsky, nel battezzarlo, gli aveva imposto un nome biblico, Golia, tanto che in molti, nei territori vicini al lago Ontario lo conoscono come ?Re Golia?.
Da piccolo si trovava nel villaggio ad attendere il ritorno del padre, quando la drammatica entrata in scena di Zagor gli distrusse la vita.
Il bambino, spiando attraverso gli spiragli delle capanne, vide il giovane Pat uccidere suo padre e Salomon Kinsky, e conserv? dentro di s? l?odio ed il desiderio di vendetta che avevano avvelenato anche la vita del giovane Wilding. Il piccolo voleva gettarsi nella lotta e morire a fianco di suo padre, ma venne prontamente fermato da Jean Quissac, un francese veterano di guerra che aveva aderito alla causa di Kinsky diventando suo braccio destro e strenuo difensore degli Abenaki. Il francese non intervenne per salvare il predicatore, ma proprio per porre al sicuro Metacomas.
Dopo la morte di suo padre, la distruzione del villaggio e l?uccisione del reverendo Kinsky, il ragazzo fu portato via, insieme alle donne e agli altri bambini, da un gruppo di indiani e da Quissac, che divenne il suo genitore adottivo.
Essendo destinato a diventare un capo del popolo Abenaki, Quissac pens? di farlo studiare nelle scuole dei bianchi, perch? fosse meglio preparato ad affrontare le dure battaglie per la difesa della sua gente.
Naturalmente, oltre alla cultura, il francese inizi? il ragazzo anche alle arti della guerra e agli ideali dell?illuminismo e dell?emancipazione dell?uomo.
Al suo ritorno, avvenuto diversi anni dopo, il giovane trov? il villaggio ed i suoi abitanti (poco pi? di un centinaio) in condizioni di estrema miseria e completamente asserviti all?uomo bianco.
Le risorse degli Abenaki erano sfruttate dai coloni di religione puritana e da vari personaggi privi di scrupoli che miravano ai ricchi giacimenti metalliferi delle zone attorno al lago Ontario, sfruttando come manodopera schiavile gli ultimi indigeni sopravvissuti.


Il ritorno di Metacomas

Al momento del ritorno di Metacomas gli Abenaki erano in condizioni d'estrema miseria, vittima dell?avidit? dei colonizzatori europei.
Non c?era pi? nulla che ricordasse i tempi in cui potevano vivere in pace con i loro vicini, n? era rimasto nei colonizzatori il sentimento di piet? che aveva mosso il predicatore Kinsky nella sua opera.
Metacomas riorganizz? il villaggio dove aveva vissuto la sua infanzia, radunando gli indiani dispersi nelle regioni site ad est dell?Ontario e riarm? gli uomini, creando una sorta di nazione ribelle nata dall?unione di Naskapi e Abenaki.
Il suo progetto, per? era pi? ampio, poich? mirava ad una coalizione di trib? il pi? estesa possibile, che gli permettesse di porre fine alle angherie dei colonizzatori europei.
Nei primi tempi, per pura strategia, sfrutt? al massimo la sua cultura di matrice europea e non diede motivo ai coloni di preoccuparsi, anzi, mantenne rapporti di buon vicinato, come aveva imparato a fare dal vecchio Kinsky, ma in seguito iniziarono gli attacchi veri e propri.
Il piccolo esercito indiano inizi? le ostilit? verso i bianchi, liberandosi della guida degli religiosi, che con la loro opera tenevano sotto controllo una vasta parte della popolazione indigena. L?opera di Metacomas e del suo popolo continu? razziando le fattorie e i villaggi, per recuperare territori e risorse perduti a causa dell?uomo bianco.
In breve la regione a nord est dell?Ontario divenne un lago di sangue, dato che il giovane era un eccellente stratega e sapeva portare al nemico sonore sconfitte.
Inoltre, sempre pi? indiani, visto il carisma e l?aura di invincibilit? che si erano creati attorno a Metacomas, aderivano alla causa.
Per far fronte alla situazione di estrema angoscia nella quale vivevano, i coloni organizzarono allora un piccolo esercito irregolare guidato dal sanguinario capitano Lewis, un ex eroe di guerra radiato dall?esercito molti anni prima. Lo spietato Lewis, piano piano inizi? a decimare i ribelli. Molte furono le perdite subite dagli uomini di Metacomas, anche perch? male armati e spesso vittima delle malattie.
In poche battaglie, avvenute ad Watertown, Alexandria Bay ed Oswego, gli insorti erano stati decimati e fatti oggetto di torture da parte degli irregolari.
Non dimentichiamo, poi, che gli indiani si portavano dietro anche donne e bambini, quindi erano molto vulnerabili, inoltre l?uomo bianco poteva contare su armi ed organizzazione di gran lunga superiore ai pellerossa, che erano pur sempre contadini e pescatori, anche se ben organizzati. Gli indiani furono allora costretti a spostarsi nei territori delle grandi foreste ancora parzialmente inesplorate e tentare partendo da quei luoghi, delle sortite, ma la situazione andava evolvendo al peggio. Il capitano Lewis aveva decapitato la resistenza dei ribelli con varie azioni repressive ed era uso vendere come schiavi i ribelli catturati.


Zagor entra in gioco

Al momento in cui si inizia la narrazione in presa diretta, Zagor giunge nella zona dei laghi insieme a Cico e viene ad apprendere la notizia della ribellione da un vecchio trapper che li accoglie a fucilate - addirittura Cico cade vittima di una trappola ed ? fatto oggetto di tiro al bersaglio da parte di quest?ultimo - per fortuna il vecchietto ? cieco come una talpa, ma ha un arsenale a sua disposizione?.
L?anziano trapper, una volta messo in grado di non nuocere dall?intervento di Zagor, racconta ai nostri amici della rivolta indiana e di come il capitano Lewis ed i suoi uomini siano diventati dei veri e propri idoli locali, al di sopra della legge e persino dell?esercito, che sembra impotente di fronte alle loro azioni di violenza perpetrate a volte, anche contro i coloni stessi.
Zagor si reca allora al pi? vicino avamposto militare, fort Fulton, per avere spiegazioni e scopre che l?organizzatore della rivolta ? il figlio di Orso ridente, che fu un grande e saggio capo Abenaki, secondo la descrizione del colonnello Koenig.
Orso ridente aveva dato origine ad un proficuo rapporto di pace e collaborazione con l?uomo bianco, anche grazie alla mediazione di un religioso, tale Salomon Kinsky, del quale aveva appoggiato l?opera di evangelizzazione ed era divenuto braccio destro. I rapporti tra Abenaki e coloni avevano avuto alti e bassi negli anni, ma al momento in cui avvengono gli avvenimenti narrati si ? giunti ad un punto di drammatica rottura. Koenig rivela ai nostri amici che Lewis era un eroe di guerra, pi? volte decorato per il suo valore, ma anche un fanatico massacratore di indiani, tanto che molti anni prima era stato radiato dall?esercito in seguito ad un atto indegno perpetrato, con la complicit? di altri ufficiali, proprio ai danni della trib? Abenaki.

La situazione dei ribelli

Adesso i ribelli si sono ritirati nel fitto della foresta, ma l?offensiva degli irregolari comandati dal feroce capitano Lewis sta facendo il suo effetto. Se Metacomas non verr? fermato ci sar? un vero e proprio massacro?
Koenig rivela di non essere d?accordo con i metodi sanguinari di Lewis e che lui avrebbe voluto trattare con gli indiani, che avevano delle legittime ragioni da rivendicare, ma i coloni, i politici e soprattutto i commercianti, avevano preferito proteggere i loro interessi attraverso la marmaglia bene armata di Lewis?
Zagor rivela al colonnello Koenig di aver ucciso tanti anni prima l?incolpevole Orso ridente e capisce che questo ? il momento giusto per saldare il suo debito con gli Abenaki, magari garantendo loro una via di fuga ottenuta patteggiando con l?esercito.
Nel corso del racconto accenna anche al fatto di essere il figlio del defunto tenente Wilding, il massacratore di Silver lake (drammatico evento avvenuto circa trenta/trentacinque anni prima, considerando che avesse avuto luogo un paio di anni prima della nascita del nostro eroe) e che per questo si sente doppiamente debitore verso lo sfortunato popolo.
Lo spirito con la scure assicura, infine, di avere delle conoscenze a Washington e che forse potrebbe essere istituita, in caso di resa, una riserva per Metacomas e la sua gente.
L?anziano ufficiale dice a Zagor di aver conosciuto e di essere stato amico di suo padre, ma di non aver condiviso certe sue scelte fatte in passato. Una di queste consisteva proprio nell?appoggio che quest?ultimo aveva dato a Lewis e che lo port? ad essere radiato a sua volta dall?esercito, ma poi l?uomo non sembra voler entrare nella questione. Zagor vorrebbe saperne di pi?, ma l?anziano ufficiale gli nega ogni possibilit? di avere notizie sulla faccenda, coperta da segreto militare?(Materiale per un?altra storia?)
Il comandante, che ? un uomo di pace, d? comunque il proprio appoggio a Zagor, promettendo una cessazione delle ostilit? ed un trattamento onorevole in caso di resa, ma non si assume la responsabilit? di agire contro il capitano Lewis ed i suoi nell?eventualit? di un attacco, visto che gli irregolari conoscono pi? o meno la posizione dei ribelli.

Zagor si incammina verso l?accampamento Abenaki

Zagor capisce che questa volta deve affrontare il proprio destino e le proprie colpe da solo e lascia Cico al forte con uno struggente addio. Sa che potrebbe non tornare e rivela al compagno di tante avventure che pagher? il suo debito a costo della propria vita.
Detto questo Zagor si avvia silenzioso verso la foresta dove vive Metacomas col suo fiero e sfortunato popolo. Una lacrima solca il volto di Cico.
Rivedr? mai il suo amico?

Addentratosi nel territorio nemico, Zagor si imbatte in una pattuglia guidata dal vecchio ed esperto Quissac che lo riconosce immediatamente come l?uccisore di Salomon Kinsky. La pattuglia fa parte di uno degli avamposti dei ribelli, destinata a difendere e ad avvertire le postazioni pi? interne in caso di attacco. Dopo aver tentato di spiegare le sue ragioni, lo spirito con la scure ? costretto ad ingaggiare una battaglia con il gruppo di indiani, che mette facilmente in condizioni di non nuocere. Il suo atteggiamento di autodifesa viene interpretato come un atto di ostilit? e anche se non uccide gli indiani, ne attira la violenta reazione. Il vero osso duro ? comunque Quissac. Lui vuole uccidere Zagor, e, visto che ha paura per la sorte del suo protetto, decide di ricorrere alle maniere forti e comincia ad usare armi di varie tipologie, dal momento che ? un esperto (qui ci si pu? sbizzarrire nel creare tecniche particolari di lotta e armi bianche di varie origini).
Zagor riesce a sconfiggere e non volendo ad uccidere il francese, ma anche lui rimane ferito ad un fianco e viene facilmente sopraffatto dagli indiani rimasti che lo portano all?avamposto di Metacomas.



La sfida

Zagor arriva al villaggio e trova ad attenderlo proprio il temibile capo, attorniato da tutti i suoi guerrieri e dai tre figli piccoli che lo venerano come una divinit?. Le sentinelle lo informano della morte di Quissac.
Il capo si trova al centro di una piazza dove, seduto e a gambe incrociate, sembra voler carpire dalla sabbia chiss? quale auspicio. Ci? ci rende immediatamente consapevoli del fatto che ? un uomo di pensiero, oltre che di azione?
Dietro a lui, come tanti trofei vi sono armi bianche di tutti i tipi sicuramente razziate nelle scorribande dei suoi guerrieri, che sembrano essere un simulacro delle battaglie vinte.
Il possente indiano si alza e si avvicina a Zagor. Lo sovrasta di almeno venti centimetri. Ogni suo movimento incute timore. La sua voce tuona e il suo popolo inneggia, impazzito, al grande ed imbattibile capo.
Zagor suda freddo per la ferita subita. Sa che cos? malconcio non potr? resistere a lungo in caso gli venisse proposta una sfida, ma capendo che ha davanti un uomo d?onore sa che potr? morire affrontando le sue antiche colpe, come rivela allo sconcertato Metacomas. In questo frangente racconta al capo di aver ucciso suo padre. Si rende conto di non poter rimediare, ma non esiter? a sacrificare la sua vita pur di salvare il popolo rosso da nuovi lutti. E cos? propone la via di fuga offerta dal comandante Koenig. Metacomas ? che evidentemente sa benissimo chi ? il suo avversario - giura a Zagor che lo uccider?, ma in un duello regolare, dopodich?, accettando il verdetto di Manito sceglier? o meno se deporre le armi e consegnarsi al nemico o continuare la sua battaglia. Metacomas ? colpito dalla saggezza di Zagor e dal suo spirito di sacrificio. Non ha mai conosciuto un uomo come lui.
Comincia il duello. Inizialmente la scure di Zagor tiene bene il campo, ma ogni colpo ricevuto dall?avversario ? come la testata di un toro, mentre quelli che arrivano all?indiano sono sufficienti solo ad intontirlo.
Dopo qualche segno di supremazia da parte di Zagor, la stanchezza si fa viva. Gli indiani, che prima urlavano come impazziti per la violenta rappresentazione, adesso tacciono. Ogni mossa ? scrutata in religioso silenzio.
Il sangue scorre copioso attraverso la casacca di Zagor e il sudore imperla la sua fronte, mentre la sua espressione appare corrucciata e trasfigurata dal dolore.
Ad un certo punto il tomahawk di Metacomas strappa di mano la scure a Zagor, ma questi ha una reazione fulminea. Con la punta degli stivali afferra una sciabola tra le tante che giacevano in terra alle spalle di Metacomas e presala in mano, sferra un colpo che solo l?eccezionale prontezza di riflessi dell?indiano riesce a far si che non si riveli mortale.
Una nera striscia di sangue si allarga anche sul petto dell?indiano, che comincia a perdere la tanto ostentata sicurezza.
Adesso i due avversari si scrutano, ambedue appesantiti e sfiniti da colpi che si sono scambiati. Un ultimo sussulto di Zagor che, gettata la sciabola, parte con una serie di pugni al volto di Metacomas, che indietreggia, ma proprio questo sforzo sembra appannare i riflessi del nostro eroe?quanto sangue avr? perso? Gli occhi non vedono quasi pi? e Metacomas gli si getta addosso come un bisonte alla carica. I due crollano a terra in una nuvola di polvere.
Zagor non vede quasi pi? nulla. Il capo si rialza inebetito e barcolla verso lo Spirito con la scure. Ansimando lo afferra per il collo e lo solleva, raccogliendo da terra la scure. La impugna come per voler dare il colpo di grazia al re di Darkwood.
Il silenzio regna sovrano, poi Metacomas getta la scure per terra, volge lo sguardo verso il suo popolo e, senza pronunciare una frase, afferra il corpo esanime di Zagor e, presolo sulle spalle, si avvia verso la sua tenda.


La meditazione di Metacomas

All?interno della tenda Metacomas pensa ai drammatici avvenimenti che gli hanno sconvolto la vita. Si trova di fronte ad uno dei suoi pi? odiati nemici, eppure ha piet? di lui. Nessuno aveva mai avuto tanta dignit?, nessuno che avesse conosciuto gli aveva mai mostrato un cos? grande senso dell?onore?perch? era venuto a rischiare la sua vita per un popolo che lo odiava? Cosa muoveva quell?uomo?
Cos? il grande capo veglia il suo nemico per giorni?




La leggenda dell?aquila

Gli antichi racconti sugli uccelli del tuono rivelano che l?aquila ? investita del sacro potere di Manito quando plana alta nel cielo, ma lo perde quando dorme.
Cos? lo spirito con la scure, intriso dell?energia di Manito, in questo stato di coma, finisce per rendere la sua essenza vitale a ci? che lo circonda?
Manito ? l?energia che si materializza nelle cose in movimento, nella forza delle manifestazioni atmosferiche, che si manifesta nel tuono, nel vento, nella pioggia e nei terremoti?queste sono le parole con cui il grande spirito si rivolge agli uomini che lo sanno capire.
In questo stato di morte apparente l?energia spirituale di Zagor si propaga nella tenda dove il suo nemico veglia in meditazione.
Metacomas osserva, in visione, quello che Zagor ha vissuto, ci? che ? stato per i bianchi e per gli indiani e ne condivide il dolore e la missione. (accanto a lui si materializzano sbiaditi ricordi della vita del nostro eroe).
Lentamente ai suoi occhi appaiono i personaggi e le testimonianze di grandi uomini come Manetola, capo dei Seminoles, emerge l?insegnamento di libert? di Wandering Fitzy, la nobilt? di grandi sciamani come Tawar, ed il grido di dolore di popoli agonizzanti, nel passato e nel futuro (qui anche una visione dei nostri giorni non ci starebbe male?).
I saggi capi introducono poi Kiki, il grande spirito, che rivela Metacomas che Zagor ha lavato il debito che aveva con gli Abenaki versando il suo sangue ? nel corso delle sue avventure, infatti il sangue sgorgato dalle sue ferite ha superato per volume quello degli Abenaki che aveva ingiustamente ucciso ? ed adesso ? libero dalle sue colpe.
Ha lavato il sangue col sangue. Ha portato la giustizia espiando l?odio che lo aveva reso cieco.
A questo punto Metacomas ha deciso. In una fredda e nebbiosa mattinata, prende il corpo ancora esanime di Zagor e lo ripone su di una canoa che affida alle placide acque di un torrente che si riverseranno nel lago. Sa che lui ed il suo popolo dovranno affrontare il loro destino, ma vuole che Zagor si salvi.


L?attacco ai ribelli

Metacomas, non appena abbandonato il corpo di Zagor nelle acque del torrente ordina ai suoi uomini di sgomberare l?insediamento e spostare tutta la popolazione, se necessario spargendosi in piccoli gruppi, per confondere il nemico e per ridurre le perdite, ma proprio in questo frangente, quando alcuni, timidi raggi del sole si stanno facendo spazio tra le nebbie mattutine, iniziano a fischiare i primi colpi dell?artiglieria. L?insediamento ? ormai circondato e agli indiani non resta che iniziare l?ultima, disperata battaglia. Gli irregolari di Lewis approfittano della posizione attaccando gli indiani dall?alto restando al coperto nel fitto della foresta, protetti dalla vegetazione e dalla nebbia. In un secondo tempo inizia l?irruzione vera e propria.
Noi non vediamo tutto quello che succede, ma facciamo in tempo a scorgere Metacomas che uccide con la scure di Zagor alcuni irregolari che facevano scempio di donne e bambini? poi il buio, come se il sipario si fosse definitivamente calato sul popolo Abenaki?

Il risveglio di Zagor

Qualche giorno pi? tardi Zagor si sveglia al forte, trovato e curato dai soldati, che lo informano della strage. Appena rimessosi in sesto, con un drappello di uomini forniti dal comandante Koenig, giunge in prossimit? del villaggio, dove si trova di fronte alla bestialit? degli uomini di Lewis. Il villaggio ? distrutto, fumante, e gli aggressori brindano, ubriachi attorno ai miseri resti degli indiani. Ci saranno stati almeno cinquecento caduti. Qualcuno ? stato addirittura impalato e qualche testa esposta come macabro trofeo di fronte alla tenda del luogotenente di Lewis?
Zagor, sebbene ancora malconcio entra nella tenda del luogotenente di Lewis e, dopo uno scambio animato di opinioni viene informato che tutti i superstiti indiani sarebbero stati venduti come schiavi. Dopo aver fatto un accorato discorso sulla dignit? di quegli uomini ed essere stato pi? volte interrotto dalla tracotanza del mercenario, Zagor lo massacra letteralmente di botte, lasciandolo in fin di vita (cosa che Zagor non avrebbe mai fatto se non di fronte ad un simile atto di barbarie?).
Finito il suo lavoro, se ne esce indisturbato dalla tenda e raggiunge Cico intimandogli di seguirlo immediatamente procurandosi una cavalcatura.







Fuga nei boschi

Appena iniziata la fuga dei due, naturalmente, inizia un inseguimento da parte degli irregolari, che comunque vengono facilmente depistati. Zagor gli fa inseguire i cavalli, mentre lui e Cico si inoltrano nel fitto della boscaglia?
Adesso bisogna salvare i pochi superstiti che stanno per essere deportati.





Ritorno a Fort Fulton

Zagor riesce a parlare con il colonnello Koenig, ma pur comprendendo la situazione, egli non pu? esporsi contro il volere dei coloni e soprattutto contro i politici, anch?essi coinvolti nel massacro degli Abenaki?
Tuttavia, facendo trapelare tutta la solidariet? che nutre nei confronti di Zagor, l?anziano militare confessa allo spirito con la scure che Metacomas non era tra i caduti ritrovati sul campo e che, forse, anche lui sta cercando di salvare il suo popolo, dato che i suoi figli e sua moglie sono sopravvissuti al massacro?
Adesso i superstiti saranno portati a Boston e di l? partiranno per i Caraibi.
A scortare il gruppo dei deportati ci sar? proprio il Capitano Lewis?A Zagor il compito di salvare i poveri sopravvissuti.


La marcia dei disperati

I figli di Metacomas sono tra i deportati. Le condizioni della marcia sono estenuanti. Neve, gelo e malattie decimano il convoglio.
Lewis vuole che solo i pi? forti sopravvivano, perch? gli frutteranno solo loro quando giungeranno a Boston, il resto non ha valore. I bambini malati possono anche morire, visto che sono solamente bocche in pi? da sfamare.
A met? della marcia, visto che soprattutto i pi? piccoli sembrano subire l?aggressione delle malattie e i rigori del freddo, il crudele capitano decide di disfarsene. I figli di Metacomas vengono uccisi e gettati in una fossa comune sotto gli occhi del padre (che ha seguito i deportati a distanza) e anche gli altri bambini del gruppo fanno la stessa fine.
Zagor e Cico raggiungono il convoglio quando ? ormai troppo tardi.
Per fermare Lewis e il suo esercito di assassini ci vuole un aiuto esterno e Zagor si rivolge alle trib? della zona attraverso un incessante tam-tam.
Qui il prestigio dello spirito con la scure si fa determinante.
Il grido di dolore degli Abenaki viene ascoltato da molti validi guerrieri di varie trib?, che si riuniscono per ascoltare il piano di Zagor.
Non aspettandosi attacchi da nessuno, Lewis ed i suoi scagnozzi si danno alle libagioni pi? sfrenate, festeggiando a spese delle prigioniere. Dopo una notte di bagordi, Zagor ed i suoi alleati possono entrare nel campo del nemico senza troppe difficolt? e dopo la strategica irruzione iniziano a liberare i prigionieri.
Anche Metacomas entra nel campo ed aiuta gli altri. Della sua famiglia ritrova solo la Moglie.
Almeno lei ? viva, ma non c?? tempo per i convenevoli.
Zagor e Metacomas si battono come leoni, fianco a fianco, contro la soldataglia, ma il vero bersaglio ? Lewis, che ne frattempo si ? svegliato ed ha raccolto le armi gettandosi nella battaglia.
Anche Lewis ? un tipo tosto. Nonostante sia una persona avanti con gli anni (dovrebbe essere sulla cinquantina) sbaraglia con facilit? decine di avversari, si batte in maniera feroce, come un pazzo. Utilizza senza distinzione armi da fuoco e da taglio, cos?, mentre infuria la battaglia ed il campo viene irrorato dalla luce sanguigna di una livida alba, Metacomas vede il suo nemico e ingaggia con lui un feroce duello.
Gli indiani sono oramai padroni del campo nemico e si fanno tutti spettatori dello spettacolare scontro. Il mercenario non si fa scrupolo di utilizzare armi nascoste nei vestiti e usa tranelli di ogni tipo, fregandosene della lealt?, ma la furia di Metacomas non ha barriere. Alla fine riesce a mettere a terra l?odiato nemico. Pur se coperto dal sangue, Lewis non ? morto ed ascolta da terra la promessa di amicizia che Metacomas fa a Zagor.
I protagonisti dello scontro sono tutti riuniti intorno allo scenario di quest?ultimo duello e Zagor supplica Metacomas di liberare i prigionieri fatti, per non trasformarsi in sanguinari assassini alla stregua dei loro aguzzini. I prigionieri quindi verranno consegnati all?esercito, che valuter? la loro condotta spregevole.
Mentre Metacomas si accinge ad abbracciare la moglie, Lewis da terra raccoglie una pistola e fa fuoco verso l?odiato avversario. Il destino vuole per? che a morire per il colpo sia la moglie. Immediatamente, come reazione al gesto sconsiderato, Metacomas estrae la scure che aveva preso a Zagor nel corso del loro scontro e la scaglia contro il mercenario uccidendolo. La scure, per la forza con cui ? stata scagliata uccide Lewis rompendogli la testa e Metacomas nel raccoglierla riflette sul suo amaro destino.
?Questa scure ? dice davanti al folto schieramento di indiani ? sar? la mia sola arma.
Il destino ha voluto dividermi dai miei cari e d?ora in avanti la mia gente sar? tutto il popolo rosso, che io difender? a costo della mia stessa vita?
Chiamatemi Zagor-Tehal*, (che in dialetto algonchino significa
?lo spirito della foresta?) ed io, udito il vostro lamento accorrer? in soccorso!?
Poi si rivolge a Zagor e gli dice ?Addio Zagor, se il grande spirito vorr?, ci rivedremo un giorno, e ci chiameremo amici?.
Poi, presa in braccio la moglie, Metacomas sparisce tra le nebbie della foresta.
Zagor e Cico rimangono gli unici testimoni bianchi di questa storia mai scritta nei libri e affidano gli ultimi sopravvissuti del popolo Abenaki alle cure della gente rossa che li aveva aiutati. La verit? sui rapporti intercorsi quasi quarant?anni prima tra il sanguinario Lewis ed il giovane tenente Wilding resteranno un mistero sepolto insieme alla salma dell?odiato carnefice.

FINE

? Zagor ? tehal ? il nome originale con cui si present? Zagor nella prima versione uscita in edicola, che poi ? stato trasformato Zagor-te-nay nelle successive ristampe.




Alcune notizie storiche su Re Filippo (riprese da internet)
La guerra di Re Filippo
Quando Penna Gialla, nel 1661, sent? che la sua vita era alla fine, si rec? a Plymouth con i suoi due figli Wamsutta e Metacomet per far imporre loro - dal governatore - nomi inglesi, e questo come dimostrazione di amicizia. Con riferimento ai due famosi re macedoni, Wamsutta ricevette il nome di Alessandro e Metacomet quello di Filippo. I due fratelli sposarono le figlie del capo Pocasset, Wetamoo e Wootonekanske.Nel maggio 1661, Penna Gialla mor?. Wamsutta divenne il suo successore come capo supremo dei Wampanoag, Re Filippo divenne il capo guerriero. Con preoccupazione seguirono le mosse dei bianchi che si espandevano sempre pi? finch?, alla fine, non rimasero in possesso degli indiani che le due penisole di Bristol, con la capitale indiana Pokanoket, e di Tiverton sulla costa est della baia di Narraganset. I rapporti, fino ad allora piuttosto pacifici, tra bianchi e indiani furono sensibilmente disturbati dalla marmaglia priva di scrupoli che diveniva visibilmente sempre pi? forte tra i coloni. Quando i colonizzatori notarono che Wamsutta non era pi? tanto bendisposto e amichevole nei loro confronti come suo padre, ebbero l'impudenza di citarlo in giudizio con l'accusa di aver progettato una rivolta. Naturalmente Wamsutta si rifiut? di comparire di fronte a questo ridicolo tribunale, fu quindi arrestato, senza alcun riguardo, e mor? pochi giorni dopo, nell'estate del 1662, in circostanze molto sospette; a ragione i fratelli della sua trib? sospettarono un avvelenamento. Il suo successore - come capo supremo dei Wampanoag e dell'alleanza dei Pokonoket - fu il fratello pi? giovane Metacomet, che i bianchi chiamavano Re Filippo. Pochi anni pi? tardi questo nome sarebbe risuonato come un grido di terrore nelle colonie del New England. L'incessante penetrazione degli Inglesi, il voler legittimare l'insopportabile usurpazione di un paese, di cui non erano i legittimi sovrani, e la morte sospetta di Wamsutta fecero maturare in Re Filippo la decisione di cacciare gli odiati intrusi o di soccombere egli stesso. Voleva per? evitare l'errore fatale che avevano commesso altri capi in tentativi simili, di combattere cio? di propria iniziativa e senza un'adeguata preparazione alla guerra. Segretamente concluse perci? alleanze con le trib? vicine, raccolse armi e munizioni, prepar? depositi di provviste e addestr? i suoi guerrieri nell'utilizzo delle armi da fuoco, mentre cercava di rassicurare i bianchi con dichiarazioni di pace e di amicizia. Tuttavia l'atmosfera abbastanza tranquilla, ma pregna di presagi di sciagura, riemp? ben presto i coloni di sfiducia e angoscia. Nuovamente si ebbe l'impudenza di trascinare in giudizio il capo a Taunton, per chiedergli conto dei suoi comportamenti. Re Filippo si present? accompagnato dalla sua guardia del corpo e present? le sue argomentazioni con tale talento diplomatico che gli Inglesi dovettero credere alle sue dichiarazioni di pace. Re Filippo, che voleva prender tempo, sottoscrisse, senza batter ciglio, un nuovo trattato di pace in cui si impegnava a consegnare tutte le armi. A titolo dimostrativo depose le proprie armi e cos? fece la sua guardia del corpo. Una volta rientrato alla sua residenza, a Mount Hope, naturalmente non pens? minimamente di consegnare altre armi; al contrario continu? i suoi preparativi per la guerra con maggiore intensit?. Quando i bianchi gli posero un ultimatum egli mise due colonie - Massachusetts e Plymouth - l'una contro l'altra, con grande intelligenza diplomatica, e firm? un nuovo trattato. Nel frattempo i suoi piani di guerra prendevano forma concretamente: l'inizio delle ostilit? fu stabilito per la primavera del 1676. Nello stesso momento si sarebbe cominciato a combattere in tutte le localit? del paese, per impedire i reciproci rifornimenti degli Inglesi. Ad eccezione dei Mohegan e di quanto rimaneva dei Pequot, che per un motivo assolutamente futile erano stati quasi sterminati dagli Inglesi, tutte le trib? del New England stavano dalla parte di Re Filippo. Pi? le sue iniziative avevano successo, pi? Re Filippo diventava ardito e conscio del proprio valore. A un amico bianco che tentava di dissuaderlo dai suoi progetti di guerra, rispose:

Quando gli Inglesi giunsero per la prima volta in questo paese, non erano che un pugno di persone disperate. Mio padre li ha aiutati, per quanto poteva. Ma ne vennero sempre di pi?. I consiglieri di mio padre cominciarono a preoccuparsi e lo pregarono di annientarli tempestivamente, prima che diventassero troppo forti. Poi avrebbero infatti potuto depredare gli Indiani del loro paese e imporre le loro leggi. Mio padre non li ascolt? e rimase loro amico. Purtroppo l'esperienza ha dimostrato quanta ragione avessero i suoi consiglieri.

Che il grande capo degli Indiani del New England, oltre che truce eroe di guerra, avesse le sue piccole debolezze lo dimostra una strana richiesta che Re Filippo invi? con un messaggio personale al capitano Hopestill Forks a Dorchester:

Egregio signore!
Abbia la bont? di ricordarsi che, quando ci incontrammo a Wading River, mi aveva promesso sei libbre di merci diverse. Ora io le chiedo di farmi avere a mezzo di questo indiano cinque iarde di lana chiara per un mantello, una camicia olandese ben rifinita e un paio di pantaloni indiani: ho bisogno di tutto ci?. Per questo la prego, egregio signore, di mandarmi queste cose con l'indicazione del prezzo; inoltre seta, bottoni e sette iarde di passamaneria ornamentale. Non voglio disturbarla oltre

Re Filippo, sua Maest? P.P.
Mount Hope, 15 maggio 1672.

Fu un particolare avvenimento a gettare la scintilla nel barile di polvere da sparo: John Sassamon, un Wampanoag battezzato, che aveva vissuto per qualche tempo con gli inglesi ed era il segretario privato di Re Filippo, rivel? i piani del suo capo agli inglesi. Gli fu promesso che sarebbe stato mantenuto il silenzio, dopo di che egli abbandon? Re Filippo e torn? a Middlesborough come predicatore. Poco dopo fu trovato morto sotto il ghiaccio di uno stagno, vicino a Plymouth. La cattiva coscienza fece sospettare ai bianchi la verit?: furono fatti prigionieri tre guerrieri, tra i quali Tobias, un consigliere di Re Filippo, che vennero giudicati e giustiziati. Re Filippo era adirato per la nuova ingerenza dei bianchi in faccende indiane e diede l'ordine di aprire le ostilit?:

Fratelli, vedete davanti a voi questo grande paese, che il Grande Spirito ha dato ai nostri padri e a noi: vedete cervi e bufali, di cui viviamo. Fratelli, vedete le nostre donne e i nostri bambini, che senza di noi patirebbero fame e freddo. Voi vedete ora anche il nemico che diventa sempre pi? ardito e insolente, che ignora le nostre antiche usanze, rompe i trattati nostri e dei nostri padri, ci offende nel modo pi? grave... sotto i nostri occhi i nostri fratelli vengono macellati e le loro anime esortano a vendicarli. Fratelli, questi uomini che vengono da un mondo straniero, abbatteranno i nostri alberi, distruggeranno la nostra cacciagione e i nostri campi e cacceranno noi e i nostri figli dalle tombe dei nostri padri e dai fuochi dei nostri raduni; faranno schiavi le nostre donne e i nostri bambini!

Il destino di Re Filippo fu strettamente legato a quello del suo compagno di lotta Canonchet, il nobile capo dei Narraganset, per tutta la durata degli avvenimenti successivi che - nella storia del New England - prendono il nome di Guerra di Re Filippo

Notizie storiche sugli Abenaki

Importante trib? della potente famiglia di lingua Algonchina, attiva nel commercio delle pellicce, stanziata nel New Hampshire e nel Maine presso i fiumi Androscoggin, Kennebee, Penobscot e Saco. Con l'avanzare della colonizzazione bianca, gran parte degli Abenaki si ritir? in Canada, dove si allearono ai francesi e talvolta con i Maliseet. Queste vicende possono spiegare perch? alcuni documenti indicano Abenaki come nome collettivo per designare Maliseet, Micmac, Penobscot e Passamaquoddy. Gli Abenaki furono coinvolti nella guerra con i coloni del New England, conclusa con il trattato di pace del 1699. Pi? tardi furono tra gli indiani che combatterono i bianchi nella regione del fiume Ohio attorno al 1730. Si ritiene che siano estinti.
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